Coppa Davis: storico trionfo per l’Argentina di Del Potro, Croazia annichilita
Storica impresa dell’Argentina che espugna per 3-2 l’Arena Zagred, grazie ai successi di Del Potro e Delbonis nell’ultima giornata.
L’Argentina di Coppa Davis entra nella storia, conquistando la prima insalatiera dopo quattro tentativi andati a vuoto. L’uomo-copertina di questa impresa è sicuramente lui, Juan Maria Del Potro, che ha strappato con i denti il punto del 2-2 nel confronto contro Cilic. Il campione argentino, dopo essersi trovato sotto per due set a zero, ha tirato fuori quel classico orgoglio argentino, gettando il cuore oltre l’ostacolo e vincendo tre set di fila.
Si ripartiva dal 2-1 della seconda giornata e ai croati sarebbe bastato il successo di Cilic per archiviare la contesa. Marin Cilic ha illuso i 15 mila dell’Arena Zagreb, vincendo il primo set al tie break e conquistando, con meno fatica, il secondo per 6-2. Quando Del Potro appariva ormai una vittima predestinata, è venuto fuori il talento e la personalità del grandissimo campione. Il tennista sudamericano ha conquistato il break al dodicesimo gioco imponendosi per 7-5.
Nel quarto parziale è ancora Del Potro a conquistare il gioco decisivo (il decimo) chiudendo il set per 6-4 e rinviando ogni discorso al quinto e ultimo set. Per Cilic, la cui pressione eccessiva è risultata fatale sul piano psicologico, è stato decisivo l’ottavo gioco perso al servizio. Del Potro ha chiuso la contesa, vincendo per 6-3 in quasi cinque ore di gioco.
Nella sfida decisiva non c’è stata praticamente storia. Sulle ali dell’entusiasmo, Federico Delbonis ha stracciato lo stagionato Ivo Karlovic, anch’egli tramortito dall’eccessiva pressione e incapace di esprimere il miglior tennis. Tanti doppi falli e tanti errori banali per lui, al cospetto di un DelBonis che non ha praticamente sbagliato nulla. L’Argentina ha conquistato il punto decisivo per 6-3, 6-4 6-2, facendo esplodere la torcida argentina, copiosamente rappresentata all‘Arena Zagreb e capeggiata dall’immancabile Diego Armando Maradona.