Coppa Davis, le pecche della nazionale azzurra e il futuro che non c’è
L’Italia di Coppa Davis ha pagato oltremodo l’assenza di Fabio Fognini, l’unico vero alfiere di un tennis italiano privo di talenti.
Pregi e difetti dell’Italtennis di Coppa Davis sono emersi prepotentemente nella sfida persa in casa del Belgio. Premesso che perdere contro il team belga guidato da un asso della racchetta come David Goffin è tutt’altro che un disonore, resta l’amarezza di non poter sapere cosa sarebbe accaduto se la nostra nazionale avesse potuto schierare un Fabio Fognini al top.
Ma resta anche la convinzione che, tolto il tennista ligure, la rosa dei tennisti azzurri alla quale Corrado Barazzutti deve attingere è di una mediocrità disarmante. Prova ne è la facilità con la quale Darcis e Goffin si sono aggiudicati i rispettivi confronti, nei quali il solo Lorenzi è riuscito a tenere testa ma solo in parte a Darcis facendo leva su quel senso patriottico che spinge i tennisti azzurri a dare sempre quel qualcosa in più che stavolta non è bastato.
Goffin ha lasciato solo 10 giochi ad Andreas Seppi e appena la miseria di 8 giochi a Lorenzi. Dati che esprimono, in modo inequivocabile, la pochezza attuale del tennis azzurro confermata anche dai risultati dei tennisti italiani nei tornei Atp, eccezion fatta per il solo Fognini che fa storia a sé. Quel che preoccupa maggiormente è che all’orizzonte il futuro del tennis italiano appare assai nebuloso. Non c’è traccia di nuovi talenti in grado di poter assurgere a veri e propri portabandiera del tennis italiano nel mondo, almeno per i prossimi due o tre anni.
Sono lontani i tempi in cui Panatta e Barazzutti facevano sognare gli appassionati di tennis italiani, cosi come sono ancora inarrivabili le imprese di Canè che affondarono la Svezia di Edberg e Wilander negli anni ’80. Un lampo di gioia rievocativo dei vecchi fasti, lo abbiamo vissuto a Buenos Aires, con il successo finale di Fognini su Pella che ha regalato al tennis italiano una gioia che aspettavamo da tempo, eliminando i campioni in carica dell’Argentina a casa loro. Ma non va dimenticato che i padroni di casa non poterono schierare Juan Del Potro, l’alfiere del tennis locale, altrimenti la musica sarebbe stata un’altra. Dovremo ripartire dall’entusiasmo e dalla semplicità di Alessandro Giannessi che ha conquistato il suo primo successo in Coppa Davis. Il 27enne spezzino ha finalmente raccolto quanto seminato in una carriera nella quale avrebbe meritato miglior fortuna.